Lo scenario politico nazionale in questo periodo non è dei più felici si sa. I risultati elettorali, almeno per chi scrive, ci hanno consegnato la situazione peggiore che poteva capitare: il pareggio (naturalmente non prendendo in considerazione la sconfitta). L’ agenda politica delle prossime settimane, oltre ahimè alla probabile elezione di Massimo D’Alema come Presidente della Repubblica, ci pone davanti agli occhi una data cruciale. Questa data cruciale è il 25 giugno giorno nel quale ci sarà il referendum costituzionale.
Il silenzio che circonda il 25 è sconcertante, sia a destra che a sinistra. Soprattutto per quanto riguarda le conseguenze determinate da un’ eventuale “vittoria” del centrodestra, di cui pochi parlano, ma che invece configurerebbe una situazione drammatica per l’ Italia in termini sicuramente maggiori rispetto a quelli delle politiche.
Cercherò quindi di trattare i principali cambiamenti che porterebbe con sé la conferma della devolution:
1) Il Parlamento non sarà caratterizzato più dal bicameralismo paritario/perfetto (stesse funzioni), ma avrà competenze diverse ripartite tra le due camere. La Camera avrà infatti giurisdizione sulle materie di potestà dello Stato mentre il Senato su quelle di potestà regionale. Ci sarà il cosiddetto Senato federale (anche se il termine federale non indica una rappresentanza territoriale) eletto in concomitanza con le amministrative che potrebbe portare a situazioni di puro stallo politico-istituzionale simili al “governo diviso” USA, ovvero due maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. La Camera avrà rapporto fiduciario con il Primo Ministro, potrà infatti esprimere un voto sul programma, mentre il Senato no. La Camera avrà anche la possibilità di sfiducia costruttiva nei confronti del PM ovvero potrà sostituirlo con un’ altro PM votando a maggioranza assoluta (50%+1). La sfiducia costruttiva potrà essere “impugnata” però soltanto dalla maggioranza uscita fuori dalle politiche al fine di evitare i cosiddetti ribaltoni. Questo vorrà dire praticamente che i voti dei parlamentari non saranno considerati più tutti uguali.
2) Il Primo Ministro verrà nominato dal Presidente della Repubblica sotto indicazione della coalizione vincente, avrà potere di nominare e revocare i ministri senza “passare” per il Capo dello Stato e determinerà la politica del Governo “non limitandosi” più a dirigerla come previsto dalla Costituzione del ’48.
3) Il Presidente della Repubblica diventerà una figura essenziale per permettere al Governo di realizzare le sue politiche, diventando così estremamente politicizzato perdendo quindi il suo ruolo principale di garante della Costituzione. Il Presidente potrà infatti, in caso di stallo di una legge in Parlamento, permettere attraverso un preciso iter la sua approvazione.
4) Se il PM vuole sciogliere le Camere potrà farlo a meno che il Parlamento si opponga nominando un nuovo PM. In caso di opposizione da parte del Parlamento al PM basta un numero non esagerato di deputati a lui fedeli per far sciogliere le camere.
5) Per quanto riguarda la vera e propria devolution in realtà la nuova costituzione prevede di attribuire più competenze alle regioni, ma in modo apparente visto che si creano diverse competenze statali.
6) La Corte Costituzionale come il PR prevede anch’essa una maggiore politicizzazione con la nomina di 3 giudici da parte della Camera e 4 da parte del Senato.
Volendo tirare le somme in maniera sintetica di questa riforma costituzionale si può dire che andremmo incontro da un lato nei casi di stallo politico ad una maggiore instabilità e incapacità decisionale dei governi (soggetti quindi all’ inciucio) dall’altro nei casi di maggioranze cospicue ad un’ esecutivo esageratamente forte. Un panorama non roseo che creerebbe un’incertezza politico-istituzionale gravissima quindida evitare assolutamente.
Il silenzio che circonda il 25 è sconcertante, sia a destra che a sinistra. Soprattutto per quanto riguarda le conseguenze determinate da un’ eventuale “vittoria” del centrodestra, di cui pochi parlano, ma che invece configurerebbe una situazione drammatica per l’ Italia in termini sicuramente maggiori rispetto a quelli delle politiche.
Cercherò quindi di trattare i principali cambiamenti che porterebbe con sé la conferma della devolution:
1) Il Parlamento non sarà caratterizzato più dal bicameralismo paritario/perfetto (stesse funzioni), ma avrà competenze diverse ripartite tra le due camere. La Camera avrà infatti giurisdizione sulle materie di potestà dello Stato mentre il Senato su quelle di potestà regionale. Ci sarà il cosiddetto Senato federale (anche se il termine federale non indica una rappresentanza territoriale) eletto in concomitanza con le amministrative che potrebbe portare a situazioni di puro stallo politico-istituzionale simili al “governo diviso” USA, ovvero due maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. La Camera avrà rapporto fiduciario con il Primo Ministro, potrà infatti esprimere un voto sul programma, mentre il Senato no. La Camera avrà anche la possibilità di sfiducia costruttiva nei confronti del PM ovvero potrà sostituirlo con un’ altro PM votando a maggioranza assoluta (50%+1). La sfiducia costruttiva potrà essere “impugnata” però soltanto dalla maggioranza uscita fuori dalle politiche al fine di evitare i cosiddetti ribaltoni. Questo vorrà dire praticamente che i voti dei parlamentari non saranno considerati più tutti uguali.
2) Il Primo Ministro verrà nominato dal Presidente della Repubblica sotto indicazione della coalizione vincente, avrà potere di nominare e revocare i ministri senza “passare” per il Capo dello Stato e determinerà la politica del Governo “non limitandosi” più a dirigerla come previsto dalla Costituzione del ’48.
3) Il Presidente della Repubblica diventerà una figura essenziale per permettere al Governo di realizzare le sue politiche, diventando così estremamente politicizzato perdendo quindi il suo ruolo principale di garante della Costituzione. Il Presidente potrà infatti, in caso di stallo di una legge in Parlamento, permettere attraverso un preciso iter la sua approvazione.
4) Se il PM vuole sciogliere le Camere potrà farlo a meno che il Parlamento si opponga nominando un nuovo PM. In caso di opposizione da parte del Parlamento al PM basta un numero non esagerato di deputati a lui fedeli per far sciogliere le camere.
5) Per quanto riguarda la vera e propria devolution in realtà la nuova costituzione prevede di attribuire più competenze alle regioni, ma in modo apparente visto che si creano diverse competenze statali.
6) La Corte Costituzionale come il PR prevede anch’essa una maggiore politicizzazione con la nomina di 3 giudici da parte della Camera e 4 da parte del Senato.
Volendo tirare le somme in maniera sintetica di questa riforma costituzionale si può dire che andremmo incontro da un lato nei casi di stallo politico ad una maggiore instabilità e incapacità decisionale dei governi (soggetti quindi all’ inciucio) dall’altro nei casi di maggioranze cospicue ad un’ esecutivo esageratamente forte. Un panorama non roseo che creerebbe un’incertezza politico-istituzionale gravissima quindida evitare assolutamente.
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