Riporto alcuni passaggi dell'articolo di Giovanni De Luna pubblicato stamani da "Il manifesto":
"Va bene, può darsi che oggi tra destra e sinistra non ci siano differenze sul piano morale e che parlare di una superiorità etica della sinistra sia una operazione ipocrita e truffaldina. Ma è certamente sbagliato (come ha fatto il mio vecchio compagno Marco Boato) proiettare a ritroso nel tempo questo giudizio. Almeno nella autorappresentazione di chi sceglieva di "essere a sinistra" la superiorità etica del proprio schieramento era un dato indiscusso. Per restare alla generazione mia e di Boato, non solo disprezzavamo moralmente l'elettorato di destra, ma estendevamo questo giudizio impietoso ai nostri affetti familiari più cari, ai nostri genitori, guardando agli affanni del loro mestiere di vivere con la spietata intransigenza della nostra giovinezza incorrotta. Diventavamo di sinistra non perchè avevamo letto Marx ma perchè pensavamo che i democristiani rubavano, che i nostri padri erano avviliti dai compromessi, schiacciati dalla raccomandazione, irretiti dalle regole di un perbanismo ipocrita e formalista. E prima ancora, quando nel luglio '60 scesero in piazza i giovani delle "magliette a strisce", lo fecero, come scrisse allora Passato e presente, "per lottare contro la cancrena diffusa nell'organizzazione sociale e politica attraverso l'insolente furfanteria dei politicanti, la corruzione del sottogoverno, la grettezza bigotta della censura, la tracotanza padronale nella fabbrica, l'avvilimento della scuola, l'istituto della raccomandazione sostituto al diritto al lavoro, la retorica nazionalistica sciorinata a coprire le piaghe sociali". Allora era così: si diventava di destra perchè ci si riconosceva in valori quali l'obbedienza, la disciplina, l'ordine ,la patria ,la famiglia, una moralità bigotta e sessuofobica ,l'ordine militaresco portato nella vita civile; si diventava di sinistra per rompere con gli impacci del familismo anormale, con i vizi di una tradizione impastata di opportunismo, trasformismo, un concetto sentimental-servile di legittimazione del potere."
Bisognerebbe chiedere ai rappresentanti del centro sinistra dov'è andata a finire la morale politica...
"Va bene, può darsi che oggi tra destra e sinistra non ci siano differenze sul piano morale e che parlare di una superiorità etica della sinistra sia una operazione ipocrita e truffaldina. Ma è certamente sbagliato (come ha fatto il mio vecchio compagno Marco Boato) proiettare a ritroso nel tempo questo giudizio. Almeno nella autorappresentazione di chi sceglieva di "essere a sinistra" la superiorità etica del proprio schieramento era un dato indiscusso. Per restare alla generazione mia e di Boato, non solo disprezzavamo moralmente l'elettorato di destra, ma estendevamo questo giudizio impietoso ai nostri affetti familiari più cari, ai nostri genitori, guardando agli affanni del loro mestiere di vivere con la spietata intransigenza della nostra giovinezza incorrotta. Diventavamo di sinistra non perchè avevamo letto Marx ma perchè pensavamo che i democristiani rubavano, che i nostri padri erano avviliti dai compromessi, schiacciati dalla raccomandazione, irretiti dalle regole di un perbanismo ipocrita e formalista. E prima ancora, quando nel luglio '60 scesero in piazza i giovani delle "magliette a strisce", lo fecero, come scrisse allora Passato e presente, "per lottare contro la cancrena diffusa nell'organizzazione sociale e politica attraverso l'insolente furfanteria dei politicanti, la corruzione del sottogoverno, la grettezza bigotta della censura, la tracotanza padronale nella fabbrica, l'avvilimento della scuola, l'istituto della raccomandazione sostituto al diritto al lavoro, la retorica nazionalistica sciorinata a coprire le piaghe sociali". Allora era così: si diventava di destra perchè ci si riconosceva in valori quali l'obbedienza, la disciplina, l'ordine ,la patria ,la famiglia, una moralità bigotta e sessuofobica ,l'ordine militaresco portato nella vita civile; si diventava di sinistra per rompere con gli impacci del familismo anormale, con i vizi di una tradizione impastata di opportunismo, trasformismo, un concetto sentimental-servile di legittimazione del potere."
Bisognerebbe chiedere ai rappresentanti del centro sinistra dov'è andata a finire la morale politica...
1 commento:
Caro Pietro
Lieto di vedere altre persone nella blogosfera, ti ringrazio per averci linkato e provvederò subito a ricambiare...
Maso
www.accenti.org
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